La realizzazione della lama della katana

lama della katana

I praticanti e gli appassionati di arti marziali la conoscono per essere “la spada” dei samurai (in realtà una delle spade di cui si servivano i soldati dell’imperatore, ma sicuramente la più nota nella cultura popolare occidentale).

Anche chi non ha mai calcato a piedi nudi i tatami del dojo, ma sfoglia con fervore le pagine dei manga la conosce.

E poi ci sono tutti gli altri, quelli che non conoscono nulla o quasi di cultura giapponese, ma che per un motivo o per l’altro, hanno sentito almeno una volta il termine katana o, nella peggiore delle ipotesi, l’hanno vista, senza probabilmente riconoscerla.

Anche perché il cinema in più di un’occasione ha narrato storie in cui la katana, se non è la protagonista assoluta del film, funge da perno della trama. Chi non ha in mente quei minuti straordinari della pellicola di Tarantino, dove un commosso Hattori Hanzo mette nelle mani di Beatrix una favolosa katana appena forgiata che servirà a consumare la terribile vendetta nei confronti di Bill e delle sue killer?

Ma se il venditore di tofu e sake di Kill Bill non mostra i segreti per la preparazione della katana, è risaputo che l’intero procedimento in realtà dura oltre tre mesi, richiede l’impiego di almeno 5 fabbri e l’utilizzo di un acciaio pregiatissimo.

Breve storia della katana

Derivata ai giapponesi dall’invasione mongola del IV secolo, la katana ha attraversato per centinaia di anni la storia delle guerre giapponesi assumendo la forma e le caratteristiche che le vengono riconosciute ancora oggi all’incirca nel XVI secolo. Nel XVII secolo, con la fine delle guerre e grazie all’unificazione sotto i Tokugawa, la katana perde la funzione di arma da guerra per assumere quella di arma da duello; diviene inoltre uno status symbol (solo ai samurai era concesso portarla).

Il colpo di grazia alle katane viene dato dall’editto haitorei: dal 1876 è fatto divieto di portare armi in pubblico; ne consegue l’annichilimento della classe sociale dei samurai.

La diffusione delle arti marziali in tutto il mondo, anche se nella loro versione edulcorata per il mondo occidentale, ha permesso di far conoscere questo gioiello di artigianato ovunque. Chi per puri motivi di possesso ed espositivi, chi per praticare la nobile arte della spada, ognuno oggi può acquistare una riproduzione della katana, anche online.

Ma qual è il processo con cui i fabbri nipponici producono ancora oggi la versione originale?

Va da sé che il numero di esemplari prodotti ogni anno è ridottissimo e che al contrario il suo prezzo è elevatissimo: si parla di svariate migliaia di euro. Ma considerati la qualità del materiale utilizzato, il numero di ore lavoro, la preparazione e le conoscenze degli artigiani e, aspetto non secondario, il valore simbolico di ogni pezzo, forse il costo non è poi tanto esagerato.

Il materiale utilizzato per la lama

Quello che si dice della lama della katana e cioè che è in grado di tagliare un uomo in due con un solo colpo è vero. Ma a cosa si deve questa caratteristica allo stesso tempo terribile e affascinante?

Tra il 95% e il 98% dei componenti totali vi è un acciaio particolare, ricavato esclusivamente dalla sabbia nera detta Tamahagane, e sciolto per ben 72 ore assieme a carbonio, rame, manganese, tungsteno, molibdeno, titanio e silicio all’interno dei Tatara, forni tradizionali di argilla (di cui, nell’intero Giappone, sono rimasti pochissimi esemplari).

L’acciaio grezzo viene reso incandescente e piegato su se stesso fino a 20 volte, creando circa 65.000 strati di metallo. In questo modo:

  • eventuali materiali meno preziosi vengono purificati;
  • i vari componenti del metallo si distribuiscono equamente per tutta la lama;
  • si eliminano tutte le più piccole bolle d’aria, che renderebbero troppo fragile la lama;
  • la lama sarà allo stesso tempo dura e flessibile.

Il raffreddamento della lama

Si assiste poi all’altrettanto fondamentale processo di raffreddamento: troppo rapido, renderebbe la lama durissima e quindi suscettibile di frantumarsi al primo colpo; troppo lento, darebbe troppa flessibilità e quindi poca capacità di taglio alla lama.

I giapponesi hanno quindi trovato una soluzione, mutuandola dalla produzione del Dao cinese. L’utilizzo dell’argilla come isolante consente di dosare la velocità di raffreddamento secondo le necessità.

Sul taglio della lama viene messa poca argilla, sul dorso molta di più. La lama viene portata nuovamente a temperature altissime (fino a quando non assume il colore rosso del “sole al tramonto”) e poi immersa nell’acqua a 37°C. Dove lo strato di argilla è scarso, la lama si raffredda molto velocemente e acquisisce durezza; dove lo strato è più importante, il raffreddamento è più lento e la lama sarà quindi più flessibile.

La curvatura della lama viene data in questa fase.

Pulitura e lucidatura della lama

Può sembrare che tutto sia oramai finito, ma non è così.

Intervengono ora gli addetti alla pulitura della lama e alla sua prima affilatura.

Entra in gioco poi il lucidatore che, per più settimane e utilizzando diversi tipi di pietra, provvederà prima ad eliminare alcune eventuali piccole imperfezioni (fase detta Shitaji togi) e poi a rendere la lama lucida come uno specchio (Shiage togi).

Per completare la katana, la lama va fissata nello tsuka (impugnatura), con l’ausilio di un pezzo di bambù, e poi viene montata la tsuba, la guardia che il samurai faceva decorare con il simbolo del suo clan. Una volta completata viene conservata nel saya (fodero), realizzato in legno di magnolia laccato.